Scrivere ruba
alla vita. Io quando scrivo un libro vado a letto col libro. Ci dormo insieme,
lo sogno. E sognando vedo i tasti della macchina da scrivere, il capitolo cui
sto lavorando, il dialogo o l’intreccio che non mi sono venuti bene. Non
essendo né una pazza né una masochista, dopo ogni libro giuro a me stessa: “Questo
è l’ultimo. Non ne scriverò più”. Poi cado in catalessi che durano tre,
quattro, anche cinque anni. E sorda alle pretese degli editori, dei lettori che
chiedono quando-il-nuovo-libro-quando, taccio immobile come le tartarughe che d’inverno
dormono sotto la neve. Non scrivo più. Ma il giorno in cui la neve si scioglie
e l’inverno finisce, arriva sempre. Allora mi sveglio e, dimentica del mio
giuramento, di nuovo presa dalla follia, scrivo un altro libro.
Oriana Fallaci
"Scrittore" - l'Antipatica d'Italia
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