L’ultima
volta ero Goffredo Bellini, falegname e violinista a tempo perso. Ho avuto una
moglie, quattro figli, undici nipoti e un grande amore che mi ha attraversato
la vita per tua nonna, la figlia della fioraia.
Nell’andarmene
restituii a tua nonna la sua libertà. Quando ritornai al paese, un anno intero
era trascorso e Gioconda si era fidanzata con tuo nonno.
Non
pensare a una scelta opportunista. Lei lo amava profondamente, come si ama
l’approdo in un porto sicuro e anche molto gradevole. Il sentimento che la
univa a me era diverso: irresistibile e non soggetto alle convenzioni,
fluttuava in un luogo insondabile, probabilmente ideale. Non le chiesi mai di
scappare insieme. Avevo paura di un rifiuto o forse del suo contrario. Come ti
ho spiegato, non esiste un unico tipo di amore. Ci sono storie che nascono per
lasciare segni concreti del loro passaggio e altre che servono solo a fare
vibrare le corde dei sogni. Promesse destinate a realizzarsi in un altrove a
cui tutti aneliamo di giungere, nonostante il mistero che circonda il viaggio,
alimenti le nostre paure.
Nella
sua equanimità, la vita mi aiutò a dimenticare e poi congiurò a farmi ricordare
tutto daccapo. Chi non ha in qualche ripostiglio del cuore un cassetto chiuso a
chiave, nel quale conserva un grande amore a cui attingere nei momenti di
abbandono per sentirsi un po’ peggio, ma in fondo migliore?
Le
passioni incompiute si conservano giovani.
Riapparve
assieme alla pace per riportare lo scompiglio nei percorsi preordinati del mio
cuore. Ci furono lettere e ci furono canzoni.
Erano
incontri furtivi ma, ti assicuro, assolutamente casti. Ci sentivamo sovrastati
dalle responsabilità del sentimento profondo che ci legava ai nostri coniugi.
Poi
si mise di mezzo la musica. Gioconda desiderava sentirmi suonare il violino e
io mi esibivo ormai soltanto per lei. Fu la suggestione delle note di Mozart ad
abbattere le difese: per la prima e ultima volta facemmo l’amore.
Credo
di esserlo diventato quel giorno, un angelo. Nell’abbraccio di tua nonna avevo
incontrato l’eternità e decidemmo insieme di aspettarne l’avvento. La vita ci
aveva fatto capire in ogni modo che non eravamo destinati ad abitarla insieme.
E la maturità, invero sovrumana, di un essere umano consiste nell’accettare le
cose che non comprende. E’ sempre tutto e giusto perfetto, ricordi?
Le
consegnai il mio violino come pegno di una promessa che ero sicuro di
mantenere.
Da
quel giorno non ho più preso in mano uno strumento, se non nei concerti della
memoria: erano sempre dedicati a lei.
Massimo Gramellini
Scrittore
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