"La mia notte mi strema. Sa bene che mi
manchi e tutta la sua oscurità non basta a nascondere quest’evidenza che brilla
come una lama nel buio. La mia notte non porta consiglio. La mia notte accentua
la mia solitudine, tutte le solitudini. Il suo silenzio ascolta solo le mie
voci interiori. La mia notte ha voglia di vestirmi e di spingermi fuori per
andare a cercare il mio uomo. Ma la mia notte sa che ciò che chiamano follia, da
ogni ordine, semina-disordine, è proibito. La mia notte si chiede cosa non sia
proibito. La mia notte si nutre di echi immaginari. Essa, può farlo. Io, fallisco.
La mia notte mi osserva. La mia notte vorrebbe che tu riposassi nell’incavo
della mia spalla e che io riposassi nell’incavo della tua. La mia notte si
lamenta in silenzio della sua solitudine al ricordo di te. La mia notte è
lunga, lunga, lunga. La mia notte ti cerca continuamente. Il mio corpo non
riesce a concepire che qualche strada o una qualsiasi geografia ci separi. Mi
manchi tanto.”
Stralcio
di Lettera di Frida Kahlo a Diego Rivera - Città del Messico 12 settembre 1939.
Mai spedita.
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